Buongiorno a tutti
sono Enio Mancini.
Voglio innanzitutto ringraziare le associazioni impegnate nell'organizzazione di questo importante incontro, dell'invito rivoltomi tramite l'amico comune Steffen Kreuseler, dell'ISTORECO di Reggio Emilia.
Purtroppo non posso essere presente alla manifestazione del 16 settembre a Ullrichsberg, dove si danno purtroppo ancora appuntamento vecchi e giovani nazisti.
Vi scrivo questo semplice messaggio da Sant'Anna di Stazzema, un piccolo paese nascosto, sulle montagne chiamate Alpi Apuane per le loro cime aguzze, che si affacciano sulla costa della Versilia, in Toscana.
A ridosso di quei monti, nell'estate del 1944, le operazioni di guerra in Italia si fermarono per quasi un anno. Il fronte si stabilì su quella che venne definita la Linea Gotica, che tagliava in due l'Italia e che avrebbe dovuto rappresentare l'ultima linea difensiva per frenare l'avanzata degli Alleati che stavano risalendo verso il Nord e liberando l'Italia dalla opprimente e odiosa occupazione nazi-fascista.
Di rendere "sicuro e tranquillo" il settore occidentale della Linea Gotica fu incaricata la 16 SS Panzer Grenadier Division, comandata dal generale Max Simon, che, dal 6 agosto al 16 settembre '44, effettuò una vera e propria "marcia della morte", con una lunga serie di stragi che causarono oltre 2000 vittime tra le popolazioni civili. Particolarmente spietati furono i reparti del 16 Battaglione del Maggiore Walter Reder, che si rese responsabile successivamente anche dell'eccidio di Marzabotto, e del capitano Anton Galler, che comandava il II battaglione responsabile della strage di Sant'Anna.
In quel periodo il mio piccolo paese, che contava circa 400 abitanti, aveva accolto oltre 900 sfollati, fuggiti dai bombardamenti della costa. Sant'Anna era ritenuto un posto tranquillo, isolato, protetto. Niente faceva presagire quello che sarebbe accaduto.
Invece il 12 agosto 1944, alle prime luci dell'alba, 4 colonne di SS, guidati da fascisti italiani conoscitori dei luoghi, circondarono il paese da ogni direzione.
Sant'Anna stava ancora dormendo. Scesero dall'alto, tre colonne SS, una quarta salì dalla vallata. "Raus - Schnell", risuonò per le vie del piccolo paese. Incolonnati, verso le stalle, verso la piazza. Non ci fu alcuna pietà. Uccisero i nonni, le madri, uccisero i figli e i nipoti. Uccisero Anna, la bambina di appena 20 giorni. Uccisero Evelina ed il bambino nell'atto di nascere. Uccisero il prete Innocenzo, che tentò fino all'ultimo di riportare alla ragione quei soldati. Ne uccisero 560, in preda ad una cieca furia omicida. Indifesi, senza responsabilità, senza colpe. A Sant'Anna, quel giorno, uccisero l'umanità intera.
Scrivere per voi queste righe mi coinvolge molto da un punto di vista emotivo.
Sapere che a pochi passi da voi ci sono persone, uomini, con un cervello ed un cuore, che continuano, anche a più di 60 anni di distanza da quei crimini orrendi, ad idealizzare quel passato e ad inneggiare ancora a quelle gesta, contro ogni evidenza della storia e contro qualsiasi sentimento di pace e di vita, non solo mi amareggia, ma mi indigna profondamente.
Ho ancora vivo il ricordo dei bambini miei amici e compagni di giochi, che furono in pochi attimi strappati alla vita e ricordo ancora quei pochi genitori sopravvissuti come me alla strage impazziti dal dolore. È per questo che ritengo inconcepibile ed insopportabile anche solo l'idea che si possa oggi continuare a professare un'ideologia tanto inumana e distruttiva, e addirittura celebrare quei crimini come fossero stati un dovere di soldato e farsene onore.
I ricordi dei pochi testimoni di quei drammatici eventi devono diventare, attraverso i giovani, la memoria collettiva del popolo europeo.
A Sant'Anna, con il Parco Nazionale della Pace istituito nel 2000, stiamo operando proprio in questa direzione, chiamando a raccolta uomini e donne di cultura e di ingegno, ma soprattutto giovani, migliaia di ragazzi di scuole di ogni ordine e grado, per confrontarsi e discutere su ciò che avvenne, per tenere viva la memoria di quel tragico periodo, per cercare ovunque e in ogni conflitto la strada per una possibile soluzione non violenta.
Come ebbe a scrivere un famoso poeta toscano recentemente scomparso, Mario Luzi: "Sant'Anna con l'umile autorità che le viene dal suo martirio chiama tutti gli uomini a una definitiva conversione alla pace, alla dignità del colloquio, alla ricerca costante di una possibile armonia."
La sentenza di condanna di 10 ex nazisti, ritenuti dal tribunale militare di La Spezia, colpevoli per il massacro del 12 agosto 1944, rappresenta un primo ed importante risultato nella lunga e faticosa ricerca di verita', che la gente del mio paese attende da oltre due generazioni. Finalmente alle nostre vittime sono state riconosciute dignita' e giustizia.
Tutti noi, superstiti e parenti delle vittime, non chiediamo vendetta, ma verità e giustizia. L'odio ed il rancore devono lasciare spazio alla pacatezza della ricerca storica e , per chi ne è capace, al perdono.
È possibile oggi pensare ad una pacificazione, purchè dall'altra parte si dimostri pentimento e riconoscimento delle proprie responsabilità.
Saluti antifascisti
Enio Mancini